Il Cineforum Place of Ideas offre sempre validissimi spunti di riflessioni, c’è poco da fare. Come lo scorso giovedì 29 giugno, con la visione di Selma – La strada per la libertà. Il film tratta della lotta di Martin Luther King per i diritti dei neri in America e si concentra in particolare su alcuni episodi accaduti Selma, cittadina dell’Alabama, in cui, il 7 marzo del 1965 (50 anni fa), la polizia dello stato americano dell’Alabama si unì a gruppi di cittadini volontari e assaltò seicento persone che stavano manifestando pacificamente sul ponte Edmund Pettus, nella città di Selma. All’epoca degli scontri (negli anni Sessanta) negli stati americani del sud era ancora in vigore la segregazione razziale. I neri godevano soltanto di limitati diritti politici e civili e non potevano votare. L’insieme di leggi che non permetteva loro di votare veniva identificato sotto il nome di “Jim Crow“: erano norme che risalivano agli anni immediatamente successivi alla Guerra civile americana, terminata nel 1865. All’epoca il governo federale aveva imposto agli stati ribelli del sud la fine della schiavitù. Per cercare di limitare gli effetti della liberazione degli schiavi, i politici del sud avevano introdotto le leggi “Jim Crow” che di fatto rendevano i neri dei cittadini di serie B. Per quasi un secolo la Corte Suprema respinse tutti i ricorsi contro queste leggi. Poi, nel 1964, il presidente Johnson impose il “Civil Rights Act”, che rendeva illegali le discriminazioni su base razziale, religiosa e sessuale. In molti stati restavano però in vigore quelle leggi che impedivano ai neri di votare.
“Purtroppo la battaglia di Martin Luther King e di molti altri attivisti ha fatto molto, ma ancora non basta, perché il razzismo continua ad esistere per i neri come per moltissime altre categorie di persone ed è diffcile da estirpare. Io stessa, che provengo dal Venezuela, a volte vengo guardata di traverso, anche se ho un carattere forte e non mi importa” – ha affermato Betulia Espinoza, venezuelana in Italia vedova di un italiano e ospite di Casa Molise, la casa dei Molisani nel mondo.
“E’ vero – si è innestata Erika Lucarelli – il razzismo riguarda tutti, anche noi potremmo esserne vittime. Infatti, le discriminazioni verso i neri sono solo una piccola parte di ciò che accade nel mondo. Succede a gente di altra etnia, alle donne in alcuni ambiti, a persone con disabilità.”
“Io credo che dovrebbe essere un argomento superato – la tesi di Antonio Romano – purtroppo c’è gente mentalmente molto chiusa che continua a fare storie.”
“Secondo me il razzismo è radicato nell’essere umano – ha affermato Federica Notte – se pensiamo alla complessità del mondo, probabilmente non ci sarà mai un momento in cui nessuna persona sarà razzista. Ma dipende anche come viene manifestato: se rimane un pensiero, non siamo nessuno per cambiarlo per forza. Ma se da un pensiero personale diventano offese e gesti cattivi, è quello il vero problema.”
“A me è capitato di stare a contatto con persone immigrate” – il pensiero di Antonio Rocco – Spesso vengono da situazioni di guerra, vengono qui per cercare tranquillità e per andare in Francia o Spagna. L’Italia per loro è solo di passaggio. Purtroppo la gente non lo capisce e allora si vedono post su Facebook o su altri social dove ancora si dice che ricevono 30 euro al giorno quando non è assolutamente così.”
“Purtroppo sono anche i social network e le televisioni che ci propinano episodi di terrorismo che non hanno niente a che vedere con queste persone, ma loro ci fanno politica su questo, giocano con le paure della gente.” – ha evidenziato Eliana Petruccelli.
“Le persone dovrebbero essere più aperte e ragionare prima di dire o fare cose omofobe: tutti possiamo essere svantaggiati nella vita” – ha sottolineato Massimiliano Rossi.
“Infatti – ha concordato Antonio di Monaco – invece di passare il tempo a criticare gli altri, si dovrebbe proprio pensare a come integrare queste persone. E’ anche la difficoltà di trovare lavoro in Italia e in Molise: se tutti lavorassero, a quanti importerebbe che un immigrato possa rubarci il lavoro? Cosa ovviamente non vera, ma che si sente spessissimo dalla bocca di tanta gente.
“Un mondo senza razzismo forse è un’utopia – ha concluso Giuseppe Priolo – ma se nel nostro piccolo cerchiamo di fare qualcosa di positivo per queste persone, ci sentiremo meglio e avremo contribuito a fare qualcosa per debellare le discriminazioni.”
Il cineforum in questione è stato condotto da Eliana Petruccelli e Betulia Espinoza. La grafica è, come sempre, di Massimiliano Rossi. I cineforum sono gratuiti e aperti a tutti e coinvolgono gli abitanti del quartiere di Terre Longhe e i cittadini di Bojano, ma anche giovani dei centri vicini.