Siamo sempre sinceri con noi stessi? Neghiamo mai l’evidenza nonostante si palesi davanti ai nostri occhi, spesso più crudele che mai? Abbiamo avuto modo di riflettere su questi temi grazie al film The Truman Show, capolavoro del 1998 diretto Peter Weir e magistralmente interpretato da Jim Carrey.Truman è l’inconsapevole protagonista di una delirante soap opera, in onda 24 ore su 24 su un canale televisivo che trasmette la sua vita in diretta, senza interruzioni. Dal primo vagito fino ai trent’anni le sue vicende hanno tenuto incollati al televisore letteralmente miliardi di spettatori, in ogni parte del mondo, con ascolti che hanno sfondato ogni record storico televisivo. “Non sarà sempre eccitante, ma questa è vita reale”. Così parla Christof, il regista che ha inventato lo show e che continua a dirigere la vita di Truman dalla luna, segregato in una gigantesca cabina di regia. Eppure il mondo di Truman Burbank è tutt’altro che reale: Seahaven, l’isola dove vive, è solo uno sterminato set cinematografico, la sua villetta con giardino niente di piè che un arredo della scenografia, gli amici, i genitori, la moglie e perfino gli amabili vicini di casa sono attori e comparse ingaggiate per la soap opera. Un ruolo fondamentale è occupato dalla routine: non solo il protagonista, ma anche gli attori si sforzano al massimo per rendere le sue giornate ripetitive; inoltre, il più grande strumento per ingannare Truman è un altro ed è nascosto dentro di lui: la sua percezione del mondo. Infatti, lui ha imparato fin da piccolo ad assumere come vera indiscutibilmente la sua realtà, e perciò, non avendo scorci di qualcosa di diverso dalla sua realtà, diventa altamente improbabile che creda che ci sia qualcosa di sbagliato in ciò in cui è inserito. Ma un giorno cambia tutto: Truman capisce che tutto ciò che vive quotidianamente è pura menzogna. Proprio su questo si è incentrata la nostra discussione post film: quanto siamo disposti a scoprire la verità, anche quando fa male? Facciamo in modo che gli altri ci conoscano per quello che siamo?
Immediata la risposta di Antonio Rocco: “Io non mi apro a tutti. Lascio che il mio carattere venga fuori man mano che conosco le persone.”
“E’ vero – ha commentato Massimiliano Rossi – anche a me non piace far capire immediatamente come sono fatto da gente con cui magari avrò a che fare solo una volta nella vita.”
“Io credo” – si è innestata Celeste Bucci – che è impossibile non fingere con gli altri. Ci saranno sempre occasioni, magari a fin di bene, in cui dovremo mentire. Più difficile è, invece, mentire a noi stessi. Quando conosciamo la verità possiamo ingannarci quanto vogliamo, ma non serve a nulla.”
“Sono d’accordo” – ha detto Federica Notte – io spesso fingo con gli altri, anche per una pacifica convivenza.. ma a me stessa è impossibile mentire!”
“Con un estraneo è più difficile essere se stessi” – ha affermato Antonio di Monaco.
“E’ come se ci creassimo un personaggio” – ha spiegato Antonio Romano – il nostro vero io emerge solo quando siamo soli, magari quando ripensiamo alla nostra giornata, prima di dormire.”
Su questo si è innestata Matilde Muccilli: “Io mento spesso con gli altri, magari per favori reciproci. Però con me stessa riesco sempre ad essere sincera, infatti sto bene interiormente.”
“Io non mento mai, né a me stessa né agli altri – il pensiero di Silvana Chiovitti – odio non essere vera, non ho paura di inimicarmi qualcuno solo perché la penso diversamente e non scendo mai a compromessi. Trovo che se abbiamo una personalità ben definita non possiamo nasconderla per piacere a qualcuno, per avere la sua approvazione.”
“Secondo me” – ha commentato Vanessa Rico – anche a me a volte capita di fingere, anche con me stessa, ma poi dentro di me capisco qual è la verità.” .
“E’ vero – ha commentato Mina Cappussi – cercare l’approvazione degli altri, indubbiamente, fa piacere, ma non deve essere la ragione che ci spinge a vivere e ad agire. Noi viviamo per noi stessi, e tutto ciò che facciamo lo facciamo per noi.”
“Mi viene in mente il caso di una ragazza campana che si è suicidata a causa di un suo video che era diventato virale. Purtroppo l’idea che gli altri hanno di noi ci condiziona e quando degenera, come in questo caso, ci porta a conseguenze tragiche” – il commento di Giuseppe Priolo.
Giovanni Malatesta: “Bisogna guardare e accettare la realtà così com’è, lasciare il parere degli altri a loro e essere sinceri con noi stessi.”
“Giusto” – ha detto Erika Lucarelli – nella vita sociale normale è normale fingere, certo non con tutti: mi sento molto me stessa con le mie amiche e il mio ragazzo. Con gli altri mi sento così fino a un certo punto.”
A conclusione, il pensiero di Pasquale: “Essere se stessi dovrebbe essere un dovere. Non si vive bene altrimenti.”
Immancabile la nota tecnica finale di Massimiliano Rossi: “Sicuramente la cosa che colpisce di più del film è la storia. Per il resto, è interessante il punto di vista dei telespettatori, che seguono la vita di Truman dalle telecamere. Jim Carrey ha fatto un’interpretazione fantastica.”
Il cineforum in questione è stato condotto da Matilde Muccilli e Giovanni Malatesta. La grafica è, come sempre, di Massimiliano Rossi. I cineforum sono gratuiti e aperti a tutti e coinvolgono gli abitanti del quartiere di Terre Longhe e i cittadini di Bojano, ma anche giovani dei centri vicini.