Torna il consueto appuntamento settimanale con il Cineforum Umdi Place of Ideas di Un Mondo d’Italiani. Il film scelto per quest’occasione è Pulp Fiction, un film del 1994 diretto da Quentin Tarantino, con John Travolta, Samuel L. Jackson, Uma Thurman, Bruce Willis e Tim Roth. È l’ultimo capitolo della cosiddetta “trilogia pulp” di Quentin Tarantino, preceduto da “Le iene” e “Una vita al massimo”. La pellicola rilanciò John Travolta, e consacrò la giovane Uma Thurman. Le interpretazioni di entrambi guadagnarono una candidatura all’Oscar rispettivamente per miglior attore protagonista e miglior attrice non protagonista. L’opera spartiacque nel cinema degli anni Novanta, ha rivelato al mondo il talento di Quentin Tarantino, consacrandolo a Cannes, dove fu premiato con una meritata Palma d’oro. Il film di lì a poco diede vita ad una vera e propria “tarantinizzazione” del modo di raccontare su grande schermo. Con una capacità incomparabile di mescolare generi, il regista poco più che trentenne ha orchestrato un capolavoro fatto di citazioni e rimandi interni, in cui la forma della “digressione” la fa da padrone. Il divertimento si mescola alla violenza efferata, moltissime all’epoca le polemiche che seguirono al prorompente successo. Il dialogo brillante e la drammaticità delle situazioni dominano la scena, mentre il tempo e lo spazio subiscono variazioni impercettibili, facendo chiedere di continuo allo spettatore a che punto e in quale luogo ci si trova nella complessità della storia. A partire dal titolo riferibile a quelle riviste popolari (“Pulp Magazines”) sulla cui carta scadente erano raccontate novelle dei generi più disparati, dal poliziesco allo sportivo fino al western, Pulp Fiction è il perfetto connubio tra stimoli della cultura popolare e del cinema classico, da Martin Scorsese, alla violenza coreografata di Sergio Leone e John Woo fino Fernando Di Leo e Enzo G. Castellari. Tra le sequenze entrate nella storia l’indimenticabile ballo tra Vincent Vega e Mia Wallace al “Jack Rabbit Slim’s” sulle note di You Never Can Tell di Chuck Berry. Colonna sonora epocale, grosso contributo al capolavoro di Trantino. Il Cineforum place nasce da un’idea di Mina Cappussie ha portato negli anni film di successo che hanno affrontato temi sociali e culturali di forte impatto emotivo, organizzato da Centro Studi Agorà e dalla testata UNMONDODITALIANI Umdi, Ippocrates, Casa Molise, Comune di Bojano, Regione Molise-Patto per lo Sviluppo del Molise e con i ragazzi del Servizio Civile all’interno del progetto Molise Noblesse Festival con Ippocrates. Il Cineforum Turchese è un “posto delle idee” al pari del Caffè Letterario Turchese e coinvolge il popoloso quartiere di Terre Longhe. La visione del film si svolgerà giovedì 14 dicembre alle ore 11.00. A seguire, il dibattito mediato da Andrea De Marco e Mattia Amatuzio. La grafica è di Valentina Lancellotta. Interessante la prevista piece teatrale di Franco Iadarola in un assaggio su Youtube. (Guarda qui il video su Youtube)
Il film è un intreccio di varie storie collegate, sparse nel tempo. Il film si apre con una piccola caffetteria di Los Angeles, dove una giovane coppia di rapinatori amanti, “Zucchino” e “Coniglietta”, stanno architettando il loro prossimo colpo proprio nello stesso locale. La scena si sposta a bordo di un’auto, dove due malavitosi in abito scuro, Vincent Vega e Jules Winnfield, si dirigono di buon’ora a recuperare una misteriosa valigetta sottratta al loro capo Marsellus Wallace da alcuni giovanotti. Giunti all’appartamento di questi, recuperano la valigetta e uccidono i ragazzi. I due killer raggiungono quindi il capo Marsellus nel suo locale, che gli ordina di portare in giro sua moglie Mia, quella sera stessa. Prima dell’appuntamento, Vincent si reca da un suo amico spacciatore, Lance, dal quale compra e assume dell’eroina di ottima qualità, prima di recarsi da Mia. Insieme vanno al Jack Rabbit Slim’s, un centralissimo locale kitsch in tema anni cinquanta. A cena i due iniziano a conoscersi meglio, spaziando da argomenti banali a temi quasi filosofici. Fino a farsi coinvolgere da una gara di twist. Tornati a casa, Vincent si ritira in un bagno per sottrarsi alle attenzioni di lei e riflettere. Mia, cercando un accendino nella giacca di Vincent, trova dell’eroina e, ritenendola cocaina, la inala finendo in overdose. Insieme all’amico Lance, le fanno una disperata iniezione sternale di adrenalina. In una situazione tragicomica, tra urla e battibecco in casa di Lance, Vincent riesce a praticarle la difficilissima iniezione e salvarle la vita. Conclusa la disavventura, Vincent riaccompagna Mia a casa ed entrambi giurano di tacere a Wallace i particolari scabrosi della serata. Primi anni settanta. Un uomo in uniforme, reduce della guerra in Vietnam, si reca a casa di un bambino per comunicargli la morte di suo padre prigioniero e consegnargli un orologio d’oro appartenuto alla famiglia del genitore per generazioni. Butch Coolidge è il pugile al quale Wallace ha ordinato di perdere. Butch fugge in taxi con una latina, Esmeralda Villalobos, facendosi condurre sino al motel dove lo attende Fabienne, la sua fidanzata. La mattina seguente la coppia sta per partire per il Tennessee ma nel fare i bagagli si scopre che la donna ha dimenticato l’orologio d’oro paterno, così decidono di tornare nel proprio appartamento per recuperarlo.
A un tratto però nota una mitraglietta con silenziatore e la impugna perplesso. Pochi istanti dopo sente infatti lo scarico del gabinetto e vede uscirvi Vincent Vega. I due si ritrovano uno di fronte all’altro e rimangono entrambi attoniti fino a quando Butch, spaventatosi per un rumore improvviso (lo scatto del tostapane), massacra di colpi il killer. Durante la fuga in auto, a un semaforo, Butch s’imbatte proprio in Wallace. Spaventato, accelera investendolo, per poi rimanere coinvolto in un incidente con un’altra auto nell’incrocio, restando tramortito. Rimessisi entrambi faticosamente in piedi, Wallace inizia un inseguimento con sparatoria contro Butch fino a raggiungere un negozio di pegni gestito da un certo Maynard. L’uomo, un piccolo criminale, stordisce i due e chiama un suo amico, Zed, una guardia giurata, che giunge al negozio. Maynard e Zed si rivelano dei sadici stupratori omosessuali e decidono di violentarli. Scelto Wallace per primo, Butch resta solo legato a una sedia ma ben presto riesce a liberarsi e mentre sta per fuggire ha un ripensamento, si arma di una katana che trova nel negozio e si reca dai violentatori uccidendo Maynard. Wallace una volta libero spara a Zed evirandolo e promettendogli di sottoporlo ad atroci torture da parte dei suoi compari prima di finirlo. Il boss, per ricambiare, perdona tutto a Butch, a patto che questi lasci Los Angeles e non faccia menzione ad alcuno dell’atroce disavventura. Vincent e Jules hanno appena ucciso due dei tre ragazzi che volevano rubare a Wallace quando a sorpresa esce dal bagno un quarto uomo che spara su di loro un intero caricatore senza però neppure sfiorarli. Ucciso costui, i due intraprendono una “discussione teologica” sul significato di Miracolo. Successivamente portano via Marvin in auto, mentre Jules tenta di spiegarsi come mai siano riusciti a restare illesi dopo la sparatoria e gridando al miracolo divino, Vincent cerca di fargli cambiare idea, quando involontariamente parte un colpo di pistola che prende il ragazzo in pieno volto. I due killer si ritrovano in un bagno di sangue e nei guai fino al collo.
Temendo di essere notati da qualche pattuglia di polizia si rifugiano nella vicina villa di un amico di Jules, l’isterico Jimmie Dimmick, residente a Toluca Lake, il quale più che inorridirsi del cadavere, si preoccupa delle spiacevoli conseguenze per la scoperta da parte di sua moglie Bonnie. Grazie ai suoi efficienti metodi, l’auto viene ripulita e i due killer si ritrovano lindi dopo soli trenta minuti. L’auto di Jules viene condotta nel deposito per autodemolizioni. Desiderosi di fare colazione, Jules e Vincent raggiungono l’Hawthorne Grill, dove il primo ribadisce il suo intento di abbandonare l’attività malavitosa in seguito a quello che definisce un miracolo, ma ben presto i due si trovano coinvolti nella rapina di “Zucchino” e “Coniglietta”. Mentre Vincent è di nuovo in bagno, Jules, pur di salvare la preziosa valigetta, finge di assecondare il rapinatore, per poi metterlo in scacco puntandogli contro la propria arma. “Zucchino” non ha scelta: desiste ascoltando il sermone biblico di Jules che significativamente lo invita ad abbandonare la vita criminale e s’accontenta del danaro del killer, che gli lascia quanto contenuto nel suo portafogli.