Midnight in Paris: i favolosi anni Venti a Parigi.

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Midnight in Paris: i favolosi anni Venti a Parigi.

Con Midnight in Paris, infatti, Allen torna a ragionare con grande lucidità e intelligenza sul senso della nostalgia e dell’illusione: da un lato continuando ad esaltare il sogno romantico, la (momentanea) fuga fantastica, come necessario carburante propulsivo del vivere, dall’altro rimarcando come il confronto col presente sia non solo necessario, ma inevitabile

Nuovo appuntamento con il Cineforum Place of Ideas. Il film che abbiamo scelto di proporre è “Midnight in Paris”, è un film di genere commedia, sentimentale del 2011, diretto da Woody Allen, con Owen Wilson e Rachel McAdams. Uscita al cinema il 02 dicembre 2011. Con Midnight in Paris, Woody Allen torna a ragionare con grande lucidità e intelligenza sul senso della nostalgia e dell’illusione: da un lato continuando ad esaltare il sogno romantico, la (momentanea) fuga fantastica, come necessario carburante propulsivo del vivere, dall’altro rimarcando come il confronto col presente sia non solo necessario, ma inevitabile. Fondamentale. (Federico Gironi). Il Cinefoum place nasce da un’idea di Mina Cappussi e ha portato negli anni film di successo che hanno affrontato temi sociali e culturali di forte impatto emotivo, organizzato da Centro Studi Agorà e dalla testata UNMONDODITALIANI Umdi, da Ippocrates, Casa Molise, Comune di Bojano, Regione Molise-Patto per lo Sviluppo del Molise e con i ragazzi del Servizio Civile. inserito nel progetto Molise Noblesse Festival. Il Cineforum Turchese è un “posto delle idee” al pari del Caffè Letterario Turchese e coinvolge il popoloso quartiere di Terre Longhe. La visione del film si svolgerà giovedì 28 settembre alle 11. Il dibattito verrà condotto da Silvana Chiovitti e Franco Iadarola. La grafica è di Massimiliano Rossi.

TRAMA

Woody e la nostalgia dei tempi andati. Quelli che non abbiamo mai vissuto, che sono stati mitici e che mitizziamo ancor di più per non averli toccati con mani, occhi, cuore. Midnight in Parisrappresenta uno scarto netto rispetto ai ragionamenti portati avanti da Allen nei suoi ultimi film: quelli sull’amore, la coppia, la vita. Le sue difficoltà e le sue illusioni. Perché Midnight in Paris non è semplicemente la storia di un uomo che, alle soglie del matrimonio, nella Parigi che ha sempre amato, vede le sue crisi esistenziali esplodere per via dell’incontro con un’altra donna. Recuperando la dimensione immaginifica e sognante di opere come La rosa purpurea del Cairo e similari, Allen fa del Gil ottimamente interpretato da Owen Wilson – che (non) è l’ennesima incarnazione del suo autore – un uomo che sogna un passato, quello della Parigi degli anni Venti, e che ne viene letteralmente rapito nel corso di una peregrinazione notturna, allo scoccare della mezzanotte. E allora Gil abbandona il suo presente e finisce a una festa con Scott Fitzgerald e Zelda, a bere con Hemingway, a far leggere il suo tribolato romanzo a Gertrude Stein, a innamorarsi della musa di Picasso e a disquisire della paradossale situazione che vive con i surrealisti Dalì, Man Ray e Buñuel. E che, così facendo, saltando avanti e indietro nel tempo, realizza gradualmente tutte le insoddisfazioni professionali e sentimentali del suo presente. Ma. C’è un ma. Perché se nell’ultimo, deludentissimo Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni, Allen parlava in maniera triste e senescente di come abbandonarsi alle illusioni fosse l’unico, seppur fallimentare, modo per vivere meglio, qui il regista da un film all’anno recupera uno smalto da tempo era stato opacizzato da una patina di stanchezza e disillusione. Con Midnight in Paris, infatti, Allen torna a ragionare con grande lucidità e intelligenza sul senso della nostalgia e dell’illusione: da un lato continuando ad esaltare il sogno romantico, la (momentanea) fuga fantastica, come necessario carburante propulsivo del vivere, dall’altro rimarcando come il confronto col presente sia non solo necessario, ma inevitabile. Fondamentale. Nella Parigi degli anni Venti Gil trova tutto quel che desidera, e per questo nei suoi ritorni alla realtà trova la forza e il coraggio per vedere quel che negava: un rapporto insoddisfacente, un tradimento chiaro ma ignorato, il suo progressivo castrarsi nel nome di un pragmatismo che non fa affatto rima con realismo. Allen però è lucido, e sa bene che realismo non è nemmeno abbandonarsi a un sogno che prima o poi si trasformerà in una nuova spirale d’insoddisfazione, perché sognare e basta è  una fuga vigliacca di quelle che Hemingway non perdonerebbe. Realismo è il coraggio che Gil ha nel non seguire il sogno del suo sogno, la splendida Adriana di Marion Cotillard, che come lui mitizza un altro âge d’or che non ha mai vissuto, e alla quale non riesce a rinunciare quando la abbraccia. Realismo è aver voglia di sognare e avere il coraggio di portare il sogno nel presente, nella vita vera. Di capire che se una donna è sbagliata, e un’altra è solo utopia, ce ne deve essere una terza che è giusta, che condivide i nostri sogni ma che sogno non è. Di vivere la vita con idealismo, ma senza velleitarismi. Nel suo film, Allen fa dire a Gertrude Stein che l’artista non è colui che fugge, ma colui che con la sua opera cerca di dare senso e speranza di fronte all’insensatezza dell’esistenza.

Non occorre aggiungere molto. Forse solo che la classe, l’arguzia, l’umorismo, il sentimento e persino la politica (quella spicciola e quella esistenziale, ma pesantissima, considerati i tempi che viviamo) che Allen mette dentro la declinazione in film di questo concetto non sono cosa di tutti i giorni.

CAST

Owen Wilson, Rachel McAdams, Kurt Fuller, Mimi Kennedy, Michael Sheen, Nina Arianda, Carla Bruni, Adrien Brody, Marion Cotillard, Kathy Bates, Léa Seydoux, Corey Stoll, Tom Hiddleston, Alison Pill, Gad Elmaleh, Sonia Rolland, Yves Heck, Marcial Di Fonzo Bo, David Lowe, Adrien De Van, Serge Bagdassarian, Tom Cordier, Laurent Claret, Olivier Rabourdin

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