Quanto è concreta la possibilità che si riproponga un regime dittatoriale in Germania? E in Italia? Siamo davvero indenni da nazismi e comunismi estremi? E’ la riflessioneche ha dato origine al dibattito tra i ragazzi del Servizio Civile del progetto Turchese e Argento Molise, la redazione del quotidiano internazionale Un Mondo d’Italiani e i cittadini di Bojano, in seguito alla visione del film “L’Onda”, presso la redazione della testata giornalistica che è sede del Servizio Civile a Bojano. Durante l’ormai consueto incontro del Cineforum “Places of Ideas”, un appuntamento cinematografico settimanale in cui si dialoga su temi e riflessioni di attualità legati alla pellicola proposta, si è discusso di come, attraverso un esperimento eseguito in una classe liceale tedesca, ripreso nel film diretto da Dennis Gansel e tratto dall’omonimo romanzo, quelle che diamo per certezze, in realtà non lo sono e la società odierna è ben lontana dall’aver rigettato l’idea di uno stato dittatoriale. Dall’esperimento sociale è anzi venuta fuori la possibilità concreta, per le nostre democrazie (nel caso in specie per la Germania), di abdicare alla propria libertà per sottomettersi ancora una volta ad una dittatura forte. Possibile? Difficile? Chissà… Così come avevanofatto all’inizio gli studenti protagonisti dell’esperimento nel film, alcuni dei presenti al dibattito a Bojano hanno concordato sulla pressoché impossibilità di tornare agli errori del passato, altri invece si sono detti certi che il ripristino di una tale forma di governo è più che possibile anche nelle società civili occidentali.
“Il nazionalismo spinto all’eccesso, la manipolazione dei mezzi d’informazione o il bisogno di sicurezze a livello economico e sociale – ha spiegato Eliana – rappresentano solo alcune delle condizioni chiave in grado di riportare le persone a desiderare un regime totalitario”.
“Inoltre – si è innestato Antonio Rocco – la crisi economica, l’aumento della disoccupazione, il senso di insicurezza, tanto nel presente, quanto nel futuro, la diffidenza nei confronti degli stranieri, ma ancor più verso la mancanza di una seria programmazione di accoglienza e la delusione nei confronti della classe politica (problematiche tra l’altro da cui l’Italia non è affatto immune) costituiscono segnali d’allarme che tendiamo ad ignorare ma che possono sfociare in conseguenze catastrofiche”.
“Sono proprio tali circostanze che creano le condizioni perfette per poter manipolare e manovrare, senza neanche rendersene conto, le popolazioni che le subiscono” ha precisato Erica Lucarelli.
“Si genera così – la tesi di Federica Notte – una distorta attrazione verso il totalitarismo, con la sua pretesa di ordine,unità, disciplina, per cui tutti insieme si collabora ad un progetto più grande, che eleva al di sopra di chi non partecipa, di chi è diverso, di chi è nemico”.
“Come emerge dal film – spiega Luigi Pinna – coloro che avevano dimostrato una maggiore attitudine alla sottomissione erano per di più ragazzi che soffrivano dell’assenza di forti punti di riferimento”.
“Pochi sono stati i ragazzi “dissidenti”, disposti ad andare contro le proprie ideologie – l’intervento di Antonio Romano – che hanno abbandonato l’esperimento, mentre la maggior parte è entrata con orgoglio a farne parte, riconoscendo in esso la possibilità di appartenere ad un gruppo, acquisendo così una nuova forza e la capacità di contare qualcosa, di far sentire la propria voce”.
“Si tratta di una pellicola che non mostra particolari soluzioni narrative – spiega Massimiliano Rossi, appassionato di cinematografia e filmografia e autore della grafica dei cineforum – ma che rende bene il concetto.”
“Pensare con la propria testa – ha argomentato Vanessa Rico – implica una presa di coscienza di ciò che siamo e del mondo in cui viviamo. Ma una volta che ci siamo posizionati è più difficile che possano influenzarci”.
“Siamo noi che costruiamo il mondo – ha detto Betulia, venezuelana – e possiamo costruirlo libero o sottometterci”.
“L’influenza che ha la pubblicità sulle nostre scelte di vita – ha aggiunto Giuseppe Priolo – ci aiuta a capire quanto siamo dipendenti, ma anche che dipende da noi raggiungere la libertà”.
“Il fatto che la società odierna tende a volerci uniformati nelle scelte, nei gusti, nelle aspettative – spiega e Silvana Chiovitti – ci rende più facilmente influenzabili”.
“Provate a domandarvi – l’intervento del direttore UMDI, Mina Cappussi – quanta presa abbia su di voi la pubblicità, perché scegliete tutti lo stesso tipo e le stesse marche di scarpe, di t-shirt, di zainetti. Provate a chiedervi perché vi fa sentire più tranquilli il fatto che per strada, a Roma e nelle grandi città, ci sono sempre più soldati armati, in mimetica, con i mitra pronti a sparare. Questione di sicurezza? Vi sentite più sicuri? Sapete che il modo per far accettare alle persone il controllo e l’apparato militare consiste nel generare paura? Nel suscitare il terrore? Ovviamente la mia è una provocazione, per stimolarvi a collegare i neuroni!
In linea con il film anche nella realtà, secondo i fautori della tesi secondo cui è più che certa la possibilità di un nuovo ripristino della dittatura, pochi sarebbero in grado di ribellarsi, anzi in maniera conseguenziale, in tali circostanze facilmente si manifesterebbe il così detto“groupthink”, un fenomeno negativo che si presenta all’interno dei gruppi, nel quale la norma del consenso supera la realistica considerazione di alternativi corsi d’azione: il gruppo si aggrega attorno a un’idea, un comportamento e non si vedono altri approcci o soluzioni al problema. I suoi sintomi sono: sensazione di non vulnerabilità, razionalizzazione di decisioni impopolari(ossia se una decisione non è condivisa, il gruppo rende logica quella serie di argomentazioni che ha portato alla decisione impopolare), creazione di stereotipi, conformismo: ci si adegua e si segue quello che fa il gruppo, autocensura: pur di non contraddire il gruppo non si danno suggerimenti contrari, unanimità: ma non è produttiva perché non arriva da un confronto diretto, ma da conformismo ed autocensura, illusione di moralità nel loro modo di agire: quello degli altri non è morale, etico.
Meno plausibilmente, purtroppo, si tenderebbe a manifestarsi il fenomeno opposto ossia quello del “teamthink” che favorisce un approccio positivo, aperto e dinamico e che permette al gruppo di rispondere in modo efficace a situazioni nuove e complesse. È basato sul confronto, sulla partecipazione, sui contributi individuali e sull’interazione tra essi.
Il Cineforum Place of Ideas dell’8 giugno 2017 si è chiuso con molti interrogativi e qualche proposta di riflessione. Come sempre un posto dove confrontarsi, un posto per crescere, un posto, delle idee!
Il cineforum in questione è stato condotto da Federica Notte ed Eliana Petruccelli. La grafica è, come sempre, di Massimiliano Rossi. I cineforum sono gratuiti e aperti a tutti e coinvolgono gli abitanti del quartiere di Terre Longhe e i cittadini di Bojano, ma anche giovani dei centri vicini.